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Nikon D800E, 16mm fisheye, HDR made in PTGui.
Un museo non è soltanto un contenitore di cose belle, antiche o rare, ma è soprattutto un raccoglitore di memorie. Nella panoramica che presento, il raccoglitore di memoria è il Museo storico della Liberazione, a via Tasso, Roma.
L’edificio non nasce come museo, ma come una palazzina civile in stile “razionalista” alla fine degli anni Trenta. Fu da subito ceduta in affitto all’Ambasciata tedesca e ne ospitò l’ufficio culturale e quello dell’addetto di polizia, ma dopo l’8 settembre 1943, data in cui l’Italia firmò l’armistizio con gli Alleati e di conseguenza con l’occupazione dell’Italia della Wermacht e delle SS, divenne sede dell’Aussenkomando delle SS e gli appartamenti del civico 145 furono trasformati in carcere delle SS a Roma.
Qui furono incarcerati e torturati soldati, partigiani, prigionieri politici, cittadini comuni rastrellati vittime di una repressione brutale e sanguinaria.
Nel 1955 fu inaugurato come Museo storico della Liberazione.
I locali conservano oggi la struttura e la planimetria dell’epoca, le celle con la tappezzeria dell’epoca oggi sono riempite con documenti, immagini e cimeli relativi alla funzione di prigione, ai suoi reclusi e ai principali eventi legati all'occupazione nazifascista e alla Resistenza.
Ho scelto la Cella n.1, la più grande, in cui furono reclusi molti di quelli che furono trucidati alle Fosse Ardeatine fra cui anche un prete, don Pietro Pappagallo.
Alla loro memoria sono dedicati gli oggetti ed i documenti esposti, da brevi profili dei caduti e ai decorati al valore, sino ad effetti personali trovati sui loro resti quando furono riesumati a fine luglio 1944.
Un museo per non dimenticare le atrocità del nazi/fascismo e della guerra.
(vedi la versione in alta definizione qui.)